sabato 2 febbraio 2019

Le nostre anime di notte - Recensione


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Titolo: Le nostre anime di notte

Autore: ent Haruf

1° pubblicazione: 2015

Numero pagine: 186










Trama: 

È nella cittadina di Holt, Colorado, che un giorno Addie Moore rende una visita inaspettata al vicino di casa, Louis Waters. I due sono entrambi in là con gli anni, vedovi, e le loro giornate si sono svuotate di incombenze e occasioni. La proposta di Addie è scandalosa e diretta: vuoi passare le notti da me?
Inizia così una storia di intimità, amicizia e amore, fatta di racconti sussurrati alla luce delle stelle e piccoli gesti di premura. Ma la comunità di Holt non accetta la relazione di Addie e Louis, che considera inspiegabile, ribelle e spregiudicata. E i due protagonisti si trovano a dover scegliere tra la propria libertà e il rimpianto.


La mia opinione: 

⭐️⭐️⭐️⭐️

Non sapevo cosa aspettarmi. Avevo tanto sentito parlare di questo Haruf sempre in maniera entusiasta.
Inizialmente non mi stava piacendo.
Ho ritrovato lo stile delicato e sussurrato di cui ho letto in diverse recensioni, l'ho capito. Non mi piaceva.
Oltre a questo non capivo lo scopo dell'autore. Non capivo dove volesse andare a parare. Mi continuavo a chiedere: e quindi?
Ho continuato la lettura e ho deciso che sono ancora troppo giovane per capirlo davvero. Per tanto continuava a non interessarmi troppo questa storiella sussurrata fatta di sprazzi della vita di due persone che sembrano non portare ad alcun che.
Poi ho cominciato a capire e alla fine devo dire che questo libro mi è piaciuto molto.
In poche pagine ci sono un sacco di spunti interessanti.
Rimane il fatto che non credo il romanzo si possa rivolgere ad ogni tipo di pubblico. Di certo i giovanissimi lo troverebbero noioso e perderebbero interesse per una lettura che, se fatta più avanti, poteva lasciare molto.
Credo si molto adatto a delle persone in la con gli anni o che stanno per esserlo e per chi ha dei genitori in la con gli anni o che stanno per diventarlo.
Quello che i giovani non riescono a capire e che i due protagonisti spiegano benissimo e che cambia l'età ma non cambia lo spirito. Cambiano gli interessi, le necessità, i desideri, i modi di vedere e di pensare. Ma non lo spirito.
La comunità chiusa, di vedute ristrette, finte moraliste, finte perveniste (tutte quelle cose che a me fanno uscire di cervello insomma) è fatta di persone, singole persone, che con la loro mente piccola e ottusa, feriscono indirettamente gli altri.
Ma tutto sommato nella comunità c'è qualcuno non così tanto ottuso e, a parer mio, dalla narrazione non si avverte poi tanto il peso del pensiero della comunità. Quello che si avverte, e che mi ha sconvolto, è il pensiero del figlio - quindi più giovane dei protagonisti e che pertanto ci aspetteremmo di vedute più ampie - che si fa influenzare da quello che è il pensiero della comunità.
Non è il fatto che si sia fatto influenzare che mi ha schifato, è il fatto che abbia anteposto le chiacchiere della comunità (in cui lui nemmeno vive) alla felicità di sua madre.
Per questo motivo ritengo che, se una persona non più giovane può trovarla vicina a se e sentirsi affine ai protagonisti, un giovane dovrebbe leggerlo attentamente e riflettere su se stesso controllando di non fare, ne nel presente ne nel futuro, gesti come quello che del ragazzo che, in un solo colpo per colpa della sua piccola mente chiusa, ha rubato attimi di felicità a tre persone contemporaneamente.








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